About me

Gennaio 2020

Sono nato nel 1990, l’anno dei mondiali in Italia.
3 mesi precisi prima di Natale, da due genitori medici. Ho un fratello e due sorelle, tutti più piccoli di me. Oggi siamo sparpagliati per l’Italia e anche se ci sentiamo poco, quando ci vediamo, l’atmosfera si riempie rapidamente di musica ed energia.

Vivo ad Alatri ma spesso passo le giornate fuori casa e sui treni, dove cerco sempre di accaparrarmi il posto esterno. Ho una moglie e due figli che proprio ora sembrano non avere la minima voglia di addormentarsi: Giovanni, come mio padre (d’altronde anche io mi chiamo come mio nonno) ed Elena, rispettivamente di 4 anni e di 18 mesi.

Sinceramente, credo di essere strano, sicuramente alla perenne ricerca: di un ordine, di un equilibrio, di delle risposte, di una realizzazione che man mano si sposta in avanti, di un qualcosa che — arrivato a questo punto — non saprei neanche dire se voglio realmente trovare. Starmi vicino non è la cosa più semplice del mondo. A Simona, anche per questo, devo tanto

Oltre lei, ovviamente, amo tante cose, praticamente tutte quelle che faccio. O è più corretto dire che cerco di fare e approfondire tutto quello di cui mi innamoro. E la cosa accade con una certa facilità.

Prendo tutto molto seriamente. Dalla partita di tennis alla dieta (ho perso 20kg negli ultimi 6 mesi, pesando gli alimenti di ogni singolo pasto da maggio ad oggi. Unico sgarro, il battesimo di Elena), dalla musica da ragazzino (si, per un periodo volevo fare il chitarrista) allo scrivere queste righe.

 

Adoro quello che fa risparmiare tempo e risorse (soprattutto mentali), e le abitudini sono una manna dal cielo da questo punto di vista. Anche se a volte sfiorano l’ossessione.

Perché si fa prima ad andare sempre al solito bar dove sanno già che il caffè lo prendi macchiato freddo al vetro con un goccio d’acqua naturale piuttosto che doverlo dire ogni volta a un barista diverso. O le scarpe, ad esempio, una volta trovata una marca che ti piace, perché cercarne di nuove? Io con le clarck’s sto da Dio.

Non è raro che quando compro qualcosa (sempre online) ne prenda più esemplari identici tra loro. I vestiti mi piacciono, adoro quelli su misurache mi fanno uscire pazzo, come ogni cosa personalizzata. Anche sulle Moleskine, oggettini per i quali perdo la razionalità, faccio incidere le iniziali. Scrivo molto a penna ma ne ho una sola e sono incapace di prendere qualsiasi appunto senza. Ha l’inchiostro gel a liquido e trovo incredibilmente più scorrevole il tratto.

Diverso è il discorso per le Moleskine, di quelle ne ho una per argomento: appunti, lavoro, riflessioni personali (anche dette seghe mentali), libri/film/serie tv e così via. Su tutte però scrivo la stessa frase nella prima pagina bianca, è una citazione di una canzone di De Andrè, e rappresenta un po’ quello che, al termine di una vita, vorrei dire di essere riuscito a fare, e recita così

"Saper leggere il libro del mondo, con parole cangianti e nessuna scrittura"

Sono disordinato con il 99% degli oggetti che ho ma non sul computer, sul telefono e con le camice. La mia macchina è un casino e, a differenza di molti uomini, non ci capisco niente di motori e sono una schiappa con i lavori manuali.

Sono incapace a staccare il cervello e probabilmente è perché non mi piace o mi fa paura farlo. I centri estetici ad esempio, sono di quanto di più lontano possa esserci dai miei desideri. Peggio delle spa ci sono solo i centri commerciali le domeniche pomeriggio o quei luoghi infernali come IKEA e similari. Anche perché tutti i posti dove c’è tanta gente non mi piacciono. Il ristorante, ad esempio, il mio preferito è piccolo, so già tutto io e sanno già tutto loro, 25 coperti in totale: una garanzia.

I miei momenti di fuga da quella che, per come l’ho descritta sinora, sembra essere una vita noiosa sono cose semplici: Giovanni ed Elena quando rientro a casa la sera, i calzini colorati e i vari tipi di nodi alla cravatta e lo sport. Lo sport perché ti obbliga a stare concentrato, vuoi le endorfine, vuoi il pericolo di farsi male, non lascia margine ad altri pensieri.

Poi c’è tanto altro ma tutto preso forse troppo sul serio. I film e le serie, li divoro con metodo, mai senza una Moleskine in mano e solitamente dedico le ore notturne alla visione di cose nuove. Poi c’è il calcio, un elemento fondamentale della mia vita. Non perché sia bravo a giocare, nonostante mi piaccia moltissimo… ma perché sono un tifoso sfegatato. La lazio ha un grandissimo merito dentro la mia famiglia. Da bambini poteva succedere qualsiasi cosa: papà fuori per tutta la settimana, uno — tra me e mio fratello — che prendeva un brutto voto a scuola e l’altro che aveva litigato con la mamma, ma la domenica alle 3:00 ci si ritrovava davanti al televisore tutti uniti sotto una stessa bandiera. Ed è una tradizione che va avanti tutt’ora e continuerà.

 

Qualche anno fa, Giorgio (mio fratello) è stato a Tallin in Erasmus, nessuno dei due ha mai scritto all’altro come “come stai?”, ma ci siamo sempre visti la Lazio insieme in streaming su Skype.

E’ una bella abitudine che ho preso da bambino, questa insieme a quella — sempre legata al calcio ma che poi si è estesa a tutto il resto — di stoppare qualsiasi cosa stessi facendo per alzarmi in piedi con la mano sul cuore, durante l’inno di Mameli.

Poi amo profondamente il mio lavoro, anche se non saprei dargli una definizione precisa, conoscere nuove persone, le metafore e tutte le figure retoriche, aggiungere tasselli alla mia mappa e trovarne di nuove, tirare linee nette, avere punti di orientamento, i miei amici (quelli veri), la mia famiglia, la tecnologia, il mondo Apple (perché fa risparmiare tempo nella scelta), i libri, i film e le canzoni che mi hanno segnato e insegnato, scrivere, aggredire il tempo, gli applausi (che sono l’unica cosa che mi fa commuovere), le cose belle, i fazzoletti da taschino, i profumi, il vino, i sigari, chi è in grado di amare davvero, il coraggio e la determinazione, l’abnegazione, la resilienza e Roma.

Odio invece chi si lascia vivere, chi non cerca, chi lascia che il tempo scorra senza esserne al timone, chi non ha ambizioni, chi non vuole migliorare. Poi i cattivi odori, il caos, gli abbinamenti di dubbio gusto nel vestire, i razzisti, e probabilmente talmente tante altre cose che a dirle tutte rischierei di riempire un numero di pagine troppo elevato.

 

Non mi piace la nutella mentre morirei per la mozzarella di bufala, i salumi e i formaggi. Non vedo mai i canali mediaset (da piccoli dentro casa era vietato) e da qualche mese sono passato alla sigaretta elettronica sostituendo completamente quelle normali (con le quali avevamo iniziato un rapporto ben 15 anni fa).

Leggo i giornali tutte le mattine mentre faccio sempre la stessa colazione. E, anche per questo, chi mi conosce bene mi sfotte dicendomi che sono vecchio.

Una volta Rossella mi ha detto: “stare in macchina con te o Tarcisio è uguale. Stessa musica, stesse stazioni (radio 24 o radio radicale) e stesse chiacchiere”.

Io l’ho presa come un complimento ma credo fosse una battuta.

Mi piace prendermi in giro da solo e assecondare chi, con affetto, lo fa. In fin dei conti non sono mai entrato in una discoteca, come dargli torto?!?

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