Era il maggio del 1968 e mentre a Parigi la Sorbona veniva occupata, prendeva il via la XXI edizione del Festival del Cinema di Cannes.

Il Festival interrotto - Cannes '68

A Roberto Danè quel viaggio probabilmente sembrava non finire mai. Avrà ripensato mille volte a quell’incarico accettato tra le strade di una Parigi che portava ancora i segni sulla pelle di una rivoluzione appena passata.

Era lì per una missione: farsi consegnare il testo di un brano che i giovani francesi intonavano durante l’occupazione de la Sorbona.

Sceso dalla macchina fu scortato fino al quinto piano di un palazzo di periferia, dove c’era una donna ad aspettarlo con un foglio in mano. Era Dominique Grange, anarchica ricercata dalla polizia. In quel frangente non fu di molte parole: questa canzone non mi appartiene, questo è un brano di tutti. Solo questo disse e diede il testo a Roberto senza esigere che ne venissero pagati i diritti.

Quella canzone, intitolata Chacun de vous est concerné, anche se riadattata, è diventata il primo brano di “Storia di un impiegato”. Concept album del 1973 di Fabrizio de André e prodotto dallo stesso Danè.

Ma cosa c’entra questo col cinema?

1968 è la risposta perché mentre a Parigi veniva occupato il quartiere latino, a Cannes prendeva il via la ventunesima edizione del festival del cinema con la proiezione della versione restaurata in 70mm e in audio stereofonico di: Via col vento.

Era il periodo della Nouvelle Vague, di cineasti intellettuali e fortemente politicizzati. Cannes aveva 21 anni così come tanti dei giovani studenti che urlavano nelle piazze.

Il cinema era accusato di non parlare dei problemi reali del Paese ma di strizzare l’occhio solo alle dinamiche industriali e hollywoodiane. Quell’edizione del Festival, scelte artistiche in primis, inizia sotto una cattiva stella e trova il suo twist tra sabato 18 e domenica 19 maggio 1968.

Sono le 10:30 del mattino e la sala piccola, dove di solito si svolgono le conferenze stampa, è gremita di giornalisti pronti ad assistere alla proiezione di Pipermint frappé di Carlos Saura. Proiezione che in realtà era prevista per il 13 maggio ma fu annullata a causa dello sciopero dei proiezionisti. Le luci sembravano non aver intenzione di spegnersi e ad un certo punto, nel tumulto generale, una voce dai megafoni annunciò: “per causa di problemi tecnici, la proiezione è rimandata alle ore 12:30 si oggi presso la sala grande.”

Tutti capirono che non si trattava solo di problemi tecnici ma si precipitarono comunque nella sala adiacente e lì, come direbbero i francesi stessi, scoppiò la bagarre.

Il clima era testo, il microfono sul palco alla merce di chiunque volesse parlare e un senso di smarrimento pervadeva i turisti e gli stranieri presenti.

Godard si impossessò del microfono e davanti a migliaia di persone pronunciò un discorso epico e sentenziatorio. “Voi parlate pure di carrellate e primi piani ma qui il problema è un altro. Il cinema è diventato ridicolo, è sempre in ritardo. Quest’anno non c’è un solo film che parli di studenti e operai. Noi, anche se in ritardo, l’unica possibilità che abbiamo per esprimere la nostra solidarietà agli operai e studenti che in questi giorni stanno occupando Parigi, è interrompere immediatamente il festival.”

I produttori insorsero, i toni si accesero, tra applausi scroscianti e urla da stadio si erano create due fazioni nette e divise. C’era chi voleva che il festival si interrompesse e chi invece desiderava che continuasse, soprattutto per “rispetto dei registi e degli ospiti stranieri”.

Alle 12:00 un uomo minuto e in giacca e cravatta sale sul palco e si impossessa del microfono aprendo il foglio sgualcito che teneva tra le mani. C’erano 4 nomi sopra, li legge con solennità: Monica Vitti, Luis Malle, Terence Young e Roman Polanski. 4 giurati che pochi minuti prima avevano ufficialmente comunicato le loro dimissioni dal ruolo che gli era stato affidato.
L’uomo ripiega il foglio e esce dalla sala, questa volta accompagnato da un silenzio diverso rispetto l’indifferenza che l’aveva accolto.

È caos puro, il bivacco degli occupanti assume un assetto da Bastiglia e iniziano a volare non solo parole ma anche pugni e macchine fotografiche. È in quel momento che Godard compie un gesto unico nella storia del cinema, estrae un lametta e in segno di plateale protesta, taglia a metà lo schermo di proiezione.

Uno dei più importanti registi della storia del cinema francese aveva appena squarciato il telo della sala grande di Cannes. Un taglio profondo e difficile da ricucire.

Alle 16:00 finalmente appare il delegato generale del Festival: Favre le Bret, che con un’arringa poco convincente cerca di raggiungere un compromesso. Propone infatti di interrompere solo la competizione ma di proseguire comunque con le proiezioni per non urtare e non offendere chi aveva creduto nel Festival.”

I soldi in ballo erano tanti e l’intervento di Le bret non placo gli animi.
Fu infatti lo stesso delegato a tornare due ore e mezzo dopo ma questa volta per leggere un comunicato ufficiale. Calò il silenzio.

“A causa delle dimissioni di 4 giurati, la giuria dichiara di non essere più in grado di esercitare le su funzioni. Il consiglio direttivo del Festival ha deciso quindi di sopprimere la competizione, le proiezioni invece proseguiranno regolarmente a partire dalla giornata di domani”.

L’intervento di Le Bret non accontentò nessuno, Godard e Truffaut si ostinarono nel seguire una linea più rigida di soppressione totale della manifestazione, mentre i produttori, e registi come LeLouch, erano convinti che fosse necessario andare avanti.

Molti di loro la notte la trascorsero lì, continuando tra arringhe ed assemblee tipiche di quel periodo. Qualcuno distribuiva panini dentro la sala mentre i ristoranti sulla costiera continuavano a servire ostriche a tutti quei turisti spiazzati e disorientati.

Alle 22:00 i produttori e i distributori diramano un comunicato congiunto esprimendo la loro disapprovazione verso “la demagogia di alcuni soggetti avidi di pubblicità personale.”
Era chiaro però che si trattasse di un timore di natura economica, un tentativo di chiedere scusa a chi nel festival, soprattutto straniere, aveva creduto e investito.

La notte passa ma ci vogliono le 12:00 della domenica per la dichiarazione ufficiale fatta di poche e precise parole.
“La 21esima edizione del Festival di Cannes è sospesa!”

È così che quell’anno, senza più proiezioni e Palmarés, il festival venne interrotto da intellettuali e reazionari, uniti dalle note di “Chacun de vous est concerné”

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